(Napoli, 19 febbraio 1885 – 22 settembre 1969)
Maestro di plastica ornamentale, Parente aveva uno studio nel vico Paradiso alla Salute, nel cuore di un antico rione popolare, tra le pendici del Vomero e di Capodimonte. Era considerato un sentimentale, nonostante le sue opere fossero spesso improntate a un gusto classico. Nei suoi ritratti di donne, bambini e adolescenti “si ritrovano – afferma il critico Piero Girace – gli accenti di una poesia tenuta oggi quasi in dispregio; la malinconia, la rassegnazione di quei volti non è sentimentalismo, ma autentico sentimento che nasce non per facili effetti esteriori (leggi pittoricismo), ma per un sofferto vigore della forma”.
Nei primi decenni del secolo, Parente era stato un ritrattista alla moda, apprezzato e vezzeggiato dall’aristocrazia napoletana. Pittore e, soprattutto, scultore, Parente restò indifferente alle rivoluzioni estetiche che hanno sconvolto questo secolo.
“Compostezza classica e saporosità impressionistiche - rileva ancora Girace - si integrano nella sua opera e si conciliano, senza dar luogo a compromessi formali o disarmonie spirituali”. E quando era di moda la scultura umanitarista, amara, ammonitrice, “Parente creava opere di un certo erotismo sognante, sensuali e sentimentali (donne velate, nudi armoniosi), dando ascolto semplicemente alle sue sensazioni come poeta elegiaco”.