(Torino, 1934 - 2020)
Nato da una famiglia aristocratica di origine meridionale trasferitasi a Torino (i suoi avi fecero parte dell’amministrazione e dell’esercito borbonici), il pittore Salvatore Maria Sergio aveva una natura eclettica e solitaria. Si formò alla scuola di Manlio Giarrizzo (di cui seguì i corsi di nudo) e dell’incisore Bruno Starita all’ Accademia di Belle Arti negli anni Cinquanta. Appartenne a quella generazione di giovani pittori e scultori (Del Pezzo, Di Ruggiero, Pisani e molti altri) che avviò un profondo rinnovamento nell’arte napoletana. I suoi interessi però furono, fin da allora, più larghi e andarono dal giornalismo alla fotografia, dallo sport alla politica.
Riuscì a conciliare con l’attività di penalista, quelle di pittore, incisore, scenografo, designer, illustratore di libri. E che dire dei suoi impegni in campo politico e sindacale! Carattere esuberante e appassionato, pittore insofferente verso le mode e gli schematismi, Sergio ha seguito, in campo artistico, una sua strada: il critico Albert Villers, presentandone una mostra nel 1972, ha riconosciuto nella sua pittura “il segno di una chiara individualità, continuamente tesa a un impegno costruttivo…sfornito di compiacimenti e convenzionalismi formali”. I temi affrontati dal pittore, secondo Villers, mostrano “Nell’impeto e nella forza icastica del colore … la sua partecipazione alla realtà attraverso l’introspezione psicologica, la suggestione fantastica, l’evocazione espressionistica … e mediante un disegno spedito e graffiante, che sfugge alle trappole della retorica e del convenzionale”. Per il critico Girace, l’artista Sergio era “Uomo curioso e aperto, tendente alla completezza in senso rinascimentale: di quelli che, nel nostro secolo, si sono realizzati in personaggi alla Hemingway”.
Di lui hanno scritto anche Bruno Molajoli (storico dell’arte che gli assegnò nel 1972 il primo premio alla mostra internazionale Figurazioni e tendenze), Alfredo Schettini, Carlo Barbieri, Mario Stefanile, Domenico Rea, Raffaele De Grada, Marco Valsecchi, Arcangelo Izzo. Numerosissime le esposizioni italiane e straniere alle quali ha partecipato fin dai primi anni Cinquanta. È stato socio benemerito dell’Emeroteca Biblioteca Tucci e membro del suo Collegio dei Probiviri.