Fontana di piazza Cavour

Fontana di piazza Cavour di Luca Postiglione

Luca Postiglione

(Napoli, 18 ottobre 1876 - Napoli, 27 agosto 1936)

Figlio d’arte (il padre Luigi era pittore di quadri religiosi) fu, con il fratello Salvatore, artista figurativo che con successo si cimentò anche nella composizione di versi in vernacolo napoletano. Il fratello fu il suo primo maestro. La pittura di Luca privilegiò i soggetti napoletani e i toni vagamente impressionistici, caratteristiche che lo accumunarono ad artisti come Irolli, Migliaro e Caprile.

Esordì alla “Promotrice Napoletana Salvator Rosa” nel 1896 con l’opera “Primo vere”. Nel 1904, dopo aver partecipato all’Esposizione italiana a Londra, con “L’orfana”, presentò alla “Promotrice” i dipinti “Rimembranze”, “Testa di donna” e “Apollo”. Nel 1906, con i quadri “Il giglio” e “La soglia”, prese parte all’Esposizione della società “Amatori e cultori dell’Arte” di Roma. Nel 1911, anno in cui fu premiato dal Real Istituto d’Incoraggiamento di Napoli per l’opera “Bambini allegri”, espose “Interno” e “Ornella mezza figura” alla “Promotrice”; l’anno successivo vi propose “Il frutto d’oro”, “Maria dagli occhi bassi”, “Il sole nell’ospedale” e “Una donna al mattino”. Nel 1915 espose tre dipinti: “Lydia”, “Mia madre” e “Joanna Marianna”.

Partecipò, con Vincenzo Migliaro ed altri importanti pittori napoletani, alla realizzazione degli affreschi, ormai scomparsi, nel Caffè Gambrinus di Napoli. Un suo dipinto intitolato "La madre", è nel Palazzo della Provincia di Napoli.

Della sua intensa produzione “che lo vide talvolta accantonare l’acceso cromatismo alla ricerca di più forti contrasti chiaroscurali” (C.M. Greco) vanno anche ricordati i dipinti “Autunno”, “Giovinezza”, “Andalusa”, “Lettera”.

Gli ultimi anni della sua vita furono contrassegnati dal dolore per la malattia e la morte del fratello Salvatore (affetto da paralisi progressiva). Luca cadde, infatti, in una terribile depressione e visse nel timore che la stessa sorte potesse toccare a lui. Aggredito dal male, come temeva, fu accolto e accudito dal nipote Giovanni Panza, anch’egli pittore, nella cui casa morì il 27 agosto del 1936.