Golfo stabiese

Golfo stabiese di Raffaele Limauro

Raffaele Limauro

(Pontecorvo, 18 marzo 1884 - Napoli 1946)

Pittore nostalgico, “individuabile per quella sua nota romanticamente decorativa (Alfredo Schettini)”, Raffaele Limauro era originario di un paesino del Frusinate, Pontecorvo, dove il padre Paolo era stato nominato cancelliere presso la Procura. La famiglia tornò a Napoli, probabilmente agli inizi del Novecento, e il padre lo avviò agli studi tecnici. A sedici anni Francesco Limauro emigrò negli Stati Uniti e a New York alternò il lavoro in uno studio di architettura con un corso serale di pittura all’Accademia Cooper Union. Proprio nella metropoli americana, appena ventiduenne, espose le sue prime opere, riscuotendo un facile successo. Tornato definitivamente in Italia, il giovane, diplomatosi all’Istituto di Belle Arti nel 1913, poté cominciare la formazione artistica fino ad affermarsi con discreto successo. Dopo la guerra, alla quale prese parte come ufficiale dei bersaglieri restando gravemente ferito nella battaglia del Carso, vinse il concorso per la cattedra di disegno e storia dell’arte nel Liceo della scuola militare Nunziatella di Napoli di cui decorò le vetrate e dove insegnò fino alla morte. Ebbe, negli anni Venti, a Napoli, numerosi incarichi pubblici e si dedicò al restauro e alla riorganizzazione delle Catacombe di San Gennaro extra - moenia.

Espose i propri quadri in numerose mostre d’arte, in Italia (alla Biennale di Venezia, alle mostre nazionali di Torino, Milano, Firenze, Roma e Napoli) e all’estero (Buenos Aires e New York).
La sua pittura fatta, soprattutto, di paesaggi denotava, a detta del critico Schettini, “una visione nostalgica dal vero”, come dire che Limauro tentò, a suo modo, di portare avanti, filtrandola attraverso la sua sensibilità, la tradizione naturalistica dell’Ottocento napoletano. Per una delle sue opere più celebri, “Al Clitunno” del 1916, ispirata all’ode di Giosuè Carducci, fu considerato dalla critica capace di “rendere quasi tangibile il profondo e sonoro verso carducciano”. L’artista seppe avere come nota caratteristica la vena poetica e l’arte di saper giocare con i toni caldi e freddi del colore.