(Napoli,19 gennaio 1876 – 9 dicembre 1946).
Allievo di Domenico Morelli e Filippo Palizzi dai quali assimilò l'interesse per la pittura di paesaggi, figure e soggetti sacri.
Nel 1899, appena ventenne, partecipò all'Esposizione internazionale di Torino con una Testa di Cristo, poi acquistata dal Comune di Napoli. Fu particolarmente noto, all’inizio del secolo, a Parigi dove le autorità gli tributarono un’alta onorificenza. Nel 1900 partecipò al concorso organizzato dalla casa di fotografia d'arte Alinari, a Firenze, e l’anno successivo realizzò l’opera “Primavera”, che fu esposta al Palazzo di Cristallo di Monaco di Baviera. Insegnò disegno e figura nell'Istituto di Belle Arti di Napoli dal 1908 al 1927. Nel 1910 partecipò all'Esposizione Internazionale d'Arte di Venezia. L’anno successivo, alla mostra della "Promotrice Salvator Rosa" di Napoli, ottenne una medaglia d'argento.
Allievo della scuola ottocentesca napoletana, Aprea si distinse per la colorazione accesa dei suoi dipinti, tutti ispirati, secondo i dettami dei suoi maestri, alla realtà. Nelle cronache artistiche del primo dopoguerra è descritto come un uomo piuttosto tarchiato, intelligente, bonario. Pittore metodico e infaticabile, insegnante scrupoloso, nemico delle avanguardie, amava ripetere ai suoi allievi: “Non improvvisate, lavorate sodo, se volete fare qualcosa di buono. E, soprattutto, disegnate”.
Aprea fu, secondo la voga della pittura napoletana di fine Ottocento, un paesaggista, oltre che affrescatore di alcune chiese della Campania e decoratore, con Raffaele Armenise, del teatro Petruzzelli di Bari. Nel 1943 fu presente alla IV Quadriennale d'Arte Nazionale con due quadri ad olio: “Lungo la strada” e “Il pino”. I suoi dipinti ebbero per tema delicati paesaggi napoletani, scene di mercanti in Tunisia e impressioni di viaggio dalle varie regioni italiane ed estere che visitò. Sue sono “Le sette note musicali” del Conservatorio San Pietro a Majella.