(Ortelle, 9 marzo 1863 – Napoli, 25 ottobre 1945)
Non ancora ventenne e già avviato dalla famiglia agli studi classici, Giuseppe Casciaro approdò a Napoli per frequentare i corsi di disegno del professor Paolo Emilio Stasi, che lo raccomandò per l'iscrizione all'Istituto di Belle Arti di Napoli, dove fu ammesso e frequentò con profitto i corsi di Gioacchino Toma e Stanislao Lista. Verso il 1880 la pittura napoletana subiva gli influssi di Domenico Morelli e di Filippo Palizzi. Casciaro ne frequentò gli studi artistici, ma a orientare, in modo decisivo, la sua pittura fu l’incontro con Michetti, un artista già celebre i cui pastelli colorati furono esposti alla Società Promotrice Napoletana di Belle Arti Salvator Rosa. Le tele di Michetti svelarono a Casciaro la tecnica del pastello più consona alla sua natura di paesaggista cresciuto a una scuola rigorosa come quella di Toma e di Lista.
Nel 1887 presentò per la prima volta undici “pastelli” alla “Salvator Rosa” e il successo immediato fu ripetuto l’anno seguente quando presentò l’esposizione di altri dodici paesaggi sempre realizzati a pastello. Una tecnica in cui primeggiò tanto da essere considerato uno dei migliori pastellisti italiani dell'epoca. Nel 1890 si trasferì al Vomero, ancora un villaggio ricco di luoghi ameni e panoramici, “formando con Pratella e alcuni amici un gruppo di pittori che ritraendo gli incantevoli scorci vomeresi, dei vicini Camaldoli, di Capodimonte, degli Astroni, ma anche di Capri e delle pinete di Ischia, riattuava le innovazioni della scuola di Posillipo”, come scrisse Alfredo Schettini. Espose sia in Italia che all'estero. Tra il 1892 e il 1896 fu a Parigi dove allestì una mostra personale. Artista fecondissimo, nel 1899 partecipò alla III Esposizione Internazionale d'Arte di Venezia. Fu professore onorario delle Accademie di Belle Arti di Napoli, di Urbino e di Bologna. Molte sue tele sono oggi esposte nel Museo di Capodimonte. Di Giacomo dirà: un pastello di Casciaro ha del Bach e del Mozart; talvolta è anche tragico e profondo come una commossa voce beethoveniana”. Morì a Napoli nel 1945.