(Enna, 2 gennaio 1855 - Napoli, 2 maggio1937)
Pittore, disegnatore e incisore. Giunto a Napoli giovanissimo, con una borsa di studio del suo Comune, era approdato nello studio di Giuseppe Mancinelli la cui cattedra all’Istituto di Belle Arti fu ereditata da Domenico Morelli, che si prese cura anche dell’allievo dell’anziano maestro. Di Morelli, Paolo Vetri sposò in seguito la giovane figlia Eleonora. Nel 1874, a diciannove anni, Vetri partecipò al concorso per il Pensionato Artistico della Sicilia e fu primo, a pari merito con Ettore Ximenes. Nel 1875, l’anno della morte di Mancinelli, presentò alla “Promotrice” di Napoli il dipinto “Le mummie”: Nel 1876 eseguì i primi affreschi nella Cappella Rotondo, a Capodimonte, nel 1877 ottenne il primo premio alla Mostra Nazionale di Napoli con il dipinto “Quanti dolci pensier quanto desìo”. Nel 1879, trasferitosi a Firenze e frequentando Ettore De Maria Bergler, fu influenzato dall'emergente stile dei macchiaioli, che è avvisabile in due sue opere: “Convalescenza” e “Casa di campagna”. Nel 1883 espose a Berlino, nel 1888 a Londra, nel 1898 a Leningrado. In Italia le sue partecipazioni a mostre furono numerose: Torino (1880), Milano (1881), Venezia e, soprattutto, Napoli. Su progetto di Morelli, Vetri eseguì i grandi cartoni per i mosaici della cattedrale di Amalfi.
Molto ricercato come affrescatore, Paolo Vetri ricevette numerose commissioni e realizzò interessanti affreschi a Napoli per le chiese del Gesù Vecchio, di Santa Brigida e di San Vitale, per due sale della Biblioteca Lucchesi Palli (al tempo in cui la struttura era situata nel vecchio "Palazzo degli Studi", oggi Museo Archeologico Nazionale), ad Amalfi per la lunetta del portale maggiore del Duomo, a Nola per il Duomo, a Palermo per Villa Pajno, per la navata centrale della Basilica di San Francesco d'Assisi e per l’edificio dell'Ospizio dei Ciechi, a Ragusa per la Cattedrale, a Enna per le stanze del Palazzo Savoca-Grimaldi, demolito negli anni Sessanta, e, infine, a Pagani (ottantenne) per la cupola della Basilica di Sant'Alfonso. Altri suoi affreschi si trovano nell'Aula Magna dell'Università di Napoli (“La scuola di Pitagora”) e nel Teatro di Santa Maria Capua Vetere, dove raffigurò Le Favole Atellane sul sipario.
Molti anche i ritratti da lui eseguiti e oggi esposti in musei ed edifici civili siciliani. Questo paesaggio di Posillipo, non firmato e insolito per un artista che paesaggista non era, sarebbe stato eseguito da Vetri nel 1917 come dono ai giornalisti corrispondenti per l’inaugurazione della loro nuova sede nel Palazzo Gravina.