(Miano, 10 agosto 1888 – Napoli, 19 gennaio 1990).
Dopo aver seguito i corsi serali sul disegno tenuti dal pittore romano Attilio Simonetti nella natia Miano si iscrisse all'Accademia di Belle Arti di Napoli, benché il padre preferisse per lui la professione medica. Si diplomò, vincendo una borsa di studio. Suoi maestri furono Michele Cammarano e Domenico Morelli. La prima mostra a cui partecipò, organizzata dalla “Società Promotrice di Belle Arti Salvator Rosa”, lo rivelò al pubblico e alla critica. Il suo primo studio da pittore fu a Santa Maria la Nova, il cui chiostro egli immortalò nel 1917. Nel 1921 Bocchetti fu l’unico artista campano a essere invitato alla Biennale di Venezia e le sue opere furono presenti negli anni successivi in tutte le più importanti rassegne artistiche nazionali. Numerosi i critici che s’interessarono alla sua pittura. Tra questi Diego Angeli e Ugo Ricci.
Pur formatosi in un ambiente artistico dominato dagli epigoni della scuola verista, Bocchetti fu piuttosto un romantico: nella realtà non vedeva spettacoli di miseria o abiezione, ma soltanto idilli, favole sentimentali, sogni. La sua fu una pittura di “impressioni” e dall’Impressionismo francese fu in effetti largamente influenzata, risultando immediata e istintiva, senza particolari preoccupazioni stilistiche.
Gli affreschi gli offrono la possibilità di esprimere tutta la gamma della sua creatività. Affrescò numerose chiese, tra cui la Cattedrale di Alife, la Basilica di San Giuseppe da Copertino a Osimo, la Basilica di San Donato a Orta di Atella, la Chiesa di Santa Dorotea a Roma, la Basilica di Santa Maria Maggiore a Piedimonte Matese, la Cattedrale di Lesina in Puglia. Artista assai longevo, ha esposto le sue opere in mostra perfino nel 1989, un anno prima di morire, a 101 anni.